.


Sito ufficiale del Coordinamento Trans Sylvia Rivera

I fondamenti del Coordinamento Trans Sylvia Rivera sono i seguenti:
diritti civili, diritti umani, autodeterminazione, laicità, antirazzismo, antifascismo


sabato 10 luglio 2010

Elementi di Critica TRANS - Presentazione a Roma, venerdì 16 luglio 2010

Venerdì 16 luglio 2010 - ore 18.00, Caffè Letterario, Roma, Via Ostiense 95 - Leila DAIANIS, Fabrizia DI STEFANO, Federica PEZZOLI e Massimo VARIO presentano Elementi di Critica TRANS (ed. manifestolibri)

COSA VOGLIONO I/LE TRANS?
In ultima analisi, è la prosecuzione del vecchio interrogativo "cosa vuole una donna?", con cui Freud ha aperto l'interrogazione radicale sul desiderio- a risuonare in questo libro, che trascrive discussioni e materiali di un seminario di due anni fa, e che oltre a donne e uomini transessuali, ha convocato nella discussione gay, lesbiche e femministe che si sono sentite interrogate dall'"enigma trans". Il "tempo della sessualità" è il tempo lungo che ha attraversato lo scorso secolo breve, inquietandone contorni e certezze, introducendo differenze e sfumature, arricchendo e portando all'osso le forme del godimento. Di fronte alle semplificazioni e alle volgarizzazioni del circo mediatico, questo libro costituirà un antidoto efficace. E già questo basterebbe a consigliarne la lettura. Vi si troveranno percorsi di vita e riflessioni, il "partire da sé" come metodo della relazione per non restare sempre nel narcisismo, povero e prevalente, del "presso di sé". Vi si troverà un metodo che si rivolge anche al sapere, alla sociologia e all'antropologia, alla psicoanalisi e alla filosofia, ma come frammenti di un sapere vivo e non delegabile alle caste dell'oligarchia intellettuale. Vi si troverà infine una sfida all'ordine costituito del discorso etero e omo-sessuato, patrocinato a titolo diverso da uomini senza autorevolezza e da donne che hanno oramai smarrito il senso liberatorio del femminismo.
E' un libro "coraggioso", perché è sempre coraggioso il semplice atto di mettersi in discussione, e di esporlo pubblicamente, per strappare alla verità qualche brandello di carne viva.
Un esempio: la fratellanza di confronto fra uomini e donne transessuali, che, per avere una cosa in comune, ne hanno molte "in diversità", e che qui si parlano senza fare quadrato, senza mettersi in difesa verso l'altra/o, senza voler "vincere". Senza potere.

sabato 3 luglio 2010

Cancellate le trans, criminalizzato il movimento

Tra i promotori l’unica rappresentante trans è antimmigrati e antiprostituzione
di Porpora Marcasciano -
Liberazione - 2 luglio 2010


Il Pride di quest’anno ci è stato scippato, però per coprire la questione e camuffarla si sente dire che si tratta di uno scazzo tra associazioni o tra prime donne. E’ un modo semplicistico per liquidare una cosa ben più pesante: che è il primo Pride più o meno dichiaratamente di destra della storia. Intanto perché ad organizzarlo ci sono soggetti non molto limpidi, che dentro il movimento glbt sono stati visti con diffidenza: Imma Battaglia che difende a spada tratta Alemanno, dicendo che è il miglior sindaco che Roma abbia avuto perché ha degli interessi da salvaguardare, l’Arcigay Roma che difende i propri locali sulla Gay Street romana e Gaylib, associazione che si dichiara di destra. I proponenti sono questi. La rappresentanza transessuale è in mano a tale Francesca Busdraghi (Azione Trans) la quale, oltre ad essere di Gaylib, è esplicitamente di destra, antimmigrati, antiprostituzione. E’ lei che dovrebbe rappresentare le trans. Ma l’origine del Pride fu la rivolta di Stonewall, e a Stonewall l’eroina, colei che lanciò il tacco a spillo che fece esplodere tutto, era Silvia Rivera: trans, prostituta, ispanica, emarginata. E tutte queste sue particolarità Silvia le ha difese appassionatamente anche venendo in Italia, fino alla sua morte, nel febbraio 2002. Il Pride ha un senso, la storia glbt ha un senso: si iscrivono nella logica della liberazione, nella lotta per i diritti e l’uguaglianza. Questa logica nel Pride romano 2010 se ne è andata a quel paese. Tra le iniziative c’è un dibattito su questione transessuale e mass media tra Francesca Busdraghi e Martina Castellana, la candidata del Pdl nella provincia di Salerno. Le trans non sono rappresentate, vorrei gridarlo.
In più il dibattito si è svilito, c’è stata dietro una strategia di distruzione ben precisa. Gli organizzatori hanno usato lo stesso sistema che usano i politici di destra in tv: provocare fino a quando uno risponde, a quel punto basta dire un semplice “a” che diventa aggressione. Qualsiasi cosa si dice e si fa diventa un’aggressione.
Hanno fatto diventare un caso politico nazionale la supposta aggressione a Paola Concia al Pride di Napoli. Paola Concia è una politica, in quanto tale è esposta a critiche e contestazioni. A Napoli c’è stata una semplicissima contestazione da parte di 5 travestite drag che le hanno dato della fascista perché era andata a Casapound. Da qui a dire che questa è un’aggressione violenta ce ne passa. Così tutta l’area “antagonista” viene liquidata come violenta, aggressiva, quando poi a ben vedere la vera aggressione arriva da loro, la vittima passa per aggressore e viceversa.
Tutto questo viene usato per motivare il Pride di Roma, che non ha struttura portante politica né rivendicazioni. Il documento “Noi non ci saremo” è stato firmato da 50 associazioni del movimento glbt italiano: si tratta di quasi tutte le associazioni italiane, è questo che va chiarito. Un fatto simile avrà un significato. Altro che prime donne.
Rattrista anche vedere come tutta l’operazione sia chiara al movimento ma non ai politici che dovrebbero rappresentarci. Mi spiace che Nichi Vendola appoggi questo Pride. La sinistra fa un passo avanti e due indietro. Credo che dei punti di riferimento ci debbano essere, io ce li ho, il mio percorso di liberazione è cominciato 35 anni fa e più passa il tempo e più mi pare chiaro, mi spiace che questo percorso prezioso venga svilito con accuse brutte, le associazioni hanno una storia e la rivendicano. In Italia l’area gay-lesbica-trans rispecchia la situazione del Paese, che è di arretramento culturale e politico. C’è il revisionismo storico, quando ci vengono rivolti certi attacchi vengono rovesciate le parole. Il termine “antagonista” oggi è usato come dispregiativo, per indicare tutti coloro che cercano di approfondire le questioni, di dare senso al proprio percorso di liberazione. E’ in corso un tentativo di discredito, di criminalizzazione di un movimento, per cui tutto quello che è critica o articolazione del discorso viene tacciato come pericoloso e violento.