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Editoriale
di Porpora Marcasciano
Vice Presidente M.I.T. Bologna
Non credo di dire nulla di nuovo nell'affermare/confermare che la realtà, oltre ad essere a noi avversa, è fondamentalmente confusa: quella trans, quella glbt, quella italiana....quella democratica. E' come se si fosse perso il senso delle cose, intendendo "senso delle cose" nel suo reale significato, in termini filosofici detto ermeneutica, cioè quella logica e coerenza che danno senso e significato a un'azione, a un'esperienza, a una vita. Per intendersi per ermeneutica patriarcale si intende il pensiero, la logica, le azioni che sorreggono quel sistema che riconosce e formalizza il potere maschile; l'ermeneutica fascista è quella che riconosce e formalizza il potere della borghesia, del nazionalismo e la difesa dello status. Come quella comunista che riconosce e formalizza l'uguaglianza, l'internazionalismo, la trasformazione dello status quo. C'é l'ermeneutica cattolica o monoteista, quella induista, animista ecc. C'é quella capitalista o del mercato la cui logica e senso è esclusivamente quello del consumo, quello più in auge nell'epoca contemporanea. C'é insomma, o meglio ci dovrebbe essere, nella natura delle cose una loro intrinseca coerenza che molto semplicemente significa riconoscibilità, chiarezza.... filo conduttore delle umane esperienze. Capita a volte che questo filo, dopo essere stato fortunatamente trovato e faticosamente seguito, venga perduto, o spezzato. Le colpe di ciò potrebbero essere addebitate all'incapacità di seguire quel filo o al contrario (come sono convinta) per un preciso calcolo o progetto avverso al filo stesso.
***
Quale dovrebbe o potrebbe essere l'ermeneutica T? Le risposte a questa domanda potrebbero essere diverse e anche discordanti, ma partendo dalla semplicità e dall'essenzialità del nostro percorso di liberazione (più o meno 1969-2009) poiché è sul percorso di liberazione che riesco a basarmi (non su quello della negazione), potrei dire che il "senso delle cose T" è quello rintracciabile nello Spirito di Stonewall, quello mirabilmente interpretato da Sylvia Rivera, una delle sue più note protagoniste che in quello spirito per anni ha urlato no rigts no peace. Fin qui tutte/i direbbero (a ragione) di riconoscersi e di rifarsi a quel principio, ma, mi sia concesso il dubbio, ne siamo sicuri? Siamo sicuri che il senso dato alla nostra vita e alle nostre battaglie sia quello? Siamo sicuri che oggi, anno 2010, la costruzione di senso sia quella della liberazione e non quella del patriarcato, o del mercato, o ....del fascismo? Il dubbio mi assale perché essendo immersi (o circondati) da quella logica di senso, il rischio di esserne assorbite, fagocitate e divenirne replicanti è veramente alto. Come dire che quando si stà nella latrina non si sente più la puzza!
Non riesco a comprendere trans, gay e lesbiche che si dicono di destra, mi risulta veramente difficile! Per questo all'assemblea romana del 19 Dicembre sono rimasta sorpresa dalle argomentazioni (quando c'erano) di coloro che ribattevano al mio/nostro richiamo all'antifascismo e alla condanna delle aperture a quella destra che ci vuole morti. Su questo mi soffermerei a riflettere perché questi soggetti affermano il contrario e cioè che nella destra ci sarebbe posto per noi, annullando così quella costruzione di senso o ermeneutica fascista che, basandomi sulla storia, la politica e la filosofia se no erro ha tre principi cardine "dio, patria, famiglia" ai quali in maniera differente (ma coerente) tutte le destre si rifanno. Se non si riconosce questo è come non riconoscere che il Vesuvio stà a Napoli o la Mole stà a Torino.
Metodo sperimentato e oramai consolidato dei neo fascisti è quello di urlare, quasi sempre senza argomentare, accusando gli altri di mancanza di rispetto, di mancanza di democrazia, di mancanza di riconoscimento....urlano, blaterano, non dicono nulla se non che gli altri sono violenti.
Qualsiasi cosa si controbatte diventa per loro violenza, compreso il mio/nostro scontato antifascismo. E per essere political corect alla fine si confondono lupi e agnelli o, come si suol dire, chi troppo si inchina si scopre il culo!
Ma tornando al percorso T, cosa c'entra questo mio exursus? Premetto che ho messo all'inizio quello che avrei dovuto dire alla fine, ma da quel lontano 1969 (sembra oramai un'epoca remota) quando Sylvia lanciava la bottiglia ai poliziotti che la opprimevano, segno conosciuto e riconosciuto dell'inizio della liberazione, della famosa "prima volta" ad oggi, qual è il senso delle cose? Potrebbe essere questo il titolo di un futuro seminario!!! Cosa è successo nel mondo e soprattutto in Italia in questi 40 anni? Cosa è cambiato da quegli anni in cui all'oppressione secolare rispondevamo con la sovversione della nostra favolosa esperienza? Qual è la differenza tra il "metterci la vita" delle nostre sorelle pioniere (ricordate Roberta, Sandra, Gianna e tutte le altre?) e l'essere T oggi?
Perché quelle (le prime) erano/eravamo considerate da certi pulpiti le cattive ragazze, quello che succede oggi con le brasiliane e.... tra non molto con tutte/i noi?
Come mai a livello legislativo tutto si è fermato al 14 Aprile 1982 quando fu approvata la L.164 l'unica per tutto il panorama GLBT? Come mai il pregiudizio e la violenza nei nostri confronti che sembravano scemare, sono oggi prepotentemente aumentati? Come mai urliamo e non ci capiamo tra di noi, non ci diciamo più niente, non ci ascolta più nessuno? Ci affanniamo per apparire a tutti i costi rischiando di non essere viste più neanche da Bernadette?
A queste domande non ho una risposta chiara, soprattutto non ho una ricetta, guai se pensassi di averla, sarebbe un chiaro segno di arroganza e ipocrisia. Ma riprendendo quel famoso filo conduttore, il filo della liberazione, basandomi sull´insegnamento della storia (intendo la nostra) e delle pioniere, facendo un po´ di esercizio di memoria, ritornando a fare una sana e vitale autocoscienza, recuperando lo spirito di Stonewall ....forse dalla lacuna della disperazione riusciamo ad uscire!
Mi siano concesse alcune piccole e brevi note: au debut, (la famosa prima volta) si partecipava! Perché oggi si delega?
Le grandi proteste che rientravano tutte nel processo di liberazione che attraversava il mondo, non erano monopolizzate da nessuno, ne tantomeno fagocitate, deviate, sminuite! Perché oggi si fa a gara a mettere il cappello su tutto? Ai rampolli della destra diffido (e tutti noi dovremmo farlo) dal mettere le mani su quel processo semplicemente perché non gli appartiene e che invece mi appartiene (in quanto libertaria, antagonista, rivoluzionaria) e ci appartiene a tutte e tutti nello spirito di Stonewall.
Quando parliamo di trans/omofobia, riusciamo ad uscire dall'ermeneutica patriarcale, definendo la violenza nei nostri confronti come espressione di quel sistema, chiamando la violenza con il suo nome e cioè fascismo, altrimenti risulterà essere un fatto casuale, improvviso come un temporale estivo, segno di una mente malata, avvalorando così l'idea di coloro che si ostinano a vederla come un castigo di dio. Questo anche in risposta non polemica all'intervento di Fabianna Tozzi all'assemblea del 19 a Roma quando si chiedeva il perché alcune associazioni "perdono tempo" nel ribadire e rimarcare il loro antifascismo!
Riusciamo a scorgere in quanto successo a Torino alla mostra Generi di prima necessità il segno chiaro e lampante di quanto sostengo?
Se il Coordinamento Sylvia Rivera, riuscirà a fare autocoscienza, esercizio di memoria, a riconoscere il profumo dalla puzza, a riprendersi la propria storia nello spirito di Stonewall....ce la potremo fare!!!
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Editoriale
di Porpora Marcasciano
Vice Presidente M.I.T. Bologna
Non credo di dire nulla di nuovo nell'affermare/confermare che la realtà, oltre ad essere a noi avversa, è fondamentalmente confusa: quella trans, quella glbt, quella italiana....quella democratica. E' come se si fosse perso il senso delle cose, intendendo "senso delle cose" nel suo reale significato, in termini filosofici detto ermeneutica, cioè quella logica e coerenza che danno senso e significato a un'azione, a un'esperienza, a una vita. Per intendersi per ermeneutica patriarcale si intende il pensiero, la logica, le azioni che sorreggono quel sistema che riconosce e formalizza il potere maschile; l'ermeneutica fascista è quella che riconosce e formalizza il potere della borghesia, del nazionalismo e la difesa dello status. Come quella comunista che riconosce e formalizza l'uguaglianza, l'internazionalismo, la trasformazione dello status quo. C'é l'ermeneutica cattolica o monoteista, quella induista, animista ecc. C'é quella capitalista o del mercato la cui logica e senso è esclusivamente quello del consumo, quello più in auge nell'epoca contemporanea. C'é insomma, o meglio ci dovrebbe essere, nella natura delle cose una loro intrinseca coerenza che molto semplicemente significa riconoscibilità, chiarezza.... filo conduttore delle umane esperienze. Capita a volte che questo filo, dopo essere stato fortunatamente trovato e faticosamente seguito, venga perduto, o spezzato. Le colpe di ciò potrebbero essere addebitate all'incapacità di seguire quel filo o al contrario (come sono convinta) per un preciso calcolo o progetto avverso al filo stesso.
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Quale dovrebbe o potrebbe essere l'ermeneutica T? Le risposte a questa domanda potrebbero essere diverse e anche discordanti, ma partendo dalla semplicità e dall'essenzialità del nostro percorso di liberazione (più o meno 1969-2009) poiché è sul percorso di liberazione che riesco a basarmi (non su quello della negazione), potrei dire che il "senso delle cose T" è quello rintracciabile nello Spirito di Stonewall, quello mirabilmente interpretato da Sylvia Rivera, una delle sue più note protagoniste che in quello spirito per anni ha urlato no rigts no peace. Fin qui tutte/i direbbero (a ragione) di riconoscersi e di rifarsi a quel principio, ma, mi sia concesso il dubbio, ne siamo sicuri? Siamo sicuri che il senso dato alla nostra vita e alle nostre battaglie sia quello? Siamo sicuri che oggi, anno 2010, la costruzione di senso sia quella della liberazione e non quella del patriarcato, o del mercato, o ....del fascismo? Il dubbio mi assale perché essendo immersi (o circondati) da quella logica di senso, il rischio di esserne assorbite, fagocitate e divenirne replicanti è veramente alto. Come dire che quando si stà nella latrina non si sente più la puzza!
Non riesco a comprendere trans, gay e lesbiche che si dicono di destra, mi risulta veramente difficile! Per questo all'assemblea romana del 19 Dicembre sono rimasta sorpresa dalle argomentazioni (quando c'erano) di coloro che ribattevano al mio/nostro richiamo all'antifascismo e alla condanna delle aperture a quella destra che ci vuole morti. Su questo mi soffermerei a riflettere perché questi soggetti affermano il contrario e cioè che nella destra ci sarebbe posto per noi, annullando così quella costruzione di senso o ermeneutica fascista che, basandomi sulla storia, la politica e la filosofia se no erro ha tre principi cardine "dio, patria, famiglia" ai quali in maniera differente (ma coerente) tutte le destre si rifanno. Se non si riconosce questo è come non riconoscere che il Vesuvio stà a Napoli o la Mole stà a Torino.
Metodo sperimentato e oramai consolidato dei neo fascisti è quello di urlare, quasi sempre senza argomentare, accusando gli altri di mancanza di rispetto, di mancanza di democrazia, di mancanza di riconoscimento....urlano, blaterano, non dicono nulla se non che gli altri sono violenti.
Qualsiasi cosa si controbatte diventa per loro violenza, compreso il mio/nostro scontato antifascismo. E per essere political corect alla fine si confondono lupi e agnelli o, come si suol dire, chi troppo si inchina si scopre il culo!
Ma tornando al percorso T, cosa c'entra questo mio exursus? Premetto che ho messo all'inizio quello che avrei dovuto dire alla fine, ma da quel lontano 1969 (sembra oramai un'epoca remota) quando Sylvia lanciava la bottiglia ai poliziotti che la opprimevano, segno conosciuto e riconosciuto dell'inizio della liberazione, della famosa "prima volta" ad oggi, qual è il senso delle cose? Potrebbe essere questo il titolo di un futuro seminario!!! Cosa è successo nel mondo e soprattutto in Italia in questi 40 anni? Cosa è cambiato da quegli anni in cui all'oppressione secolare rispondevamo con la sovversione della nostra favolosa esperienza? Qual è la differenza tra il "metterci la vita" delle nostre sorelle pioniere (ricordate Roberta, Sandra, Gianna e tutte le altre?) e l'essere T oggi?
Perché quelle (le prime) erano/eravamo considerate da certi pulpiti le cattive ragazze, quello che succede oggi con le brasiliane e.... tra non molto con tutte/i noi?
Come mai a livello legislativo tutto si è fermato al 14 Aprile 1982 quando fu approvata la L.164 l'unica per tutto il panorama GLBT? Come mai il pregiudizio e la violenza nei nostri confronti che sembravano scemare, sono oggi prepotentemente aumentati? Come mai urliamo e non ci capiamo tra di noi, non ci diciamo più niente, non ci ascolta più nessuno? Ci affanniamo per apparire a tutti i costi rischiando di non essere viste più neanche da Bernadette?
A queste domande non ho una risposta chiara, soprattutto non ho una ricetta, guai se pensassi di averla, sarebbe un chiaro segno di arroganza e ipocrisia. Ma riprendendo quel famoso filo conduttore, il filo della liberazione, basandomi sull´insegnamento della storia (intendo la nostra) e delle pioniere, facendo un po´ di esercizio di memoria, ritornando a fare una sana e vitale autocoscienza, recuperando lo spirito di Stonewall ....forse dalla lacuna della disperazione riusciamo ad uscire!
Mi siano concesse alcune piccole e brevi note: au debut, (la famosa prima volta) si partecipava! Perché oggi si delega?
Le grandi proteste che rientravano tutte nel processo di liberazione che attraversava il mondo, non erano monopolizzate da nessuno, ne tantomeno fagocitate, deviate, sminuite! Perché oggi si fa a gara a mettere il cappello su tutto? Ai rampolli della destra diffido (e tutti noi dovremmo farlo) dal mettere le mani su quel processo semplicemente perché non gli appartiene e che invece mi appartiene (in quanto libertaria, antagonista, rivoluzionaria) e ci appartiene a tutte e tutti nello spirito di Stonewall.
Quando parliamo di trans/omofobia, riusciamo ad uscire dall'ermeneutica patriarcale, definendo la violenza nei nostri confronti come espressione di quel sistema, chiamando la violenza con il suo nome e cioè fascismo, altrimenti risulterà essere un fatto casuale, improvviso come un temporale estivo, segno di una mente malata, avvalorando così l'idea di coloro che si ostinano a vederla come un castigo di dio. Questo anche in risposta non polemica all'intervento di Fabianna Tozzi all'assemblea del 19 a Roma quando si chiedeva il perché alcune associazioni "perdono tempo" nel ribadire e rimarcare il loro antifascismo!
Riusciamo a scorgere in quanto successo a Torino alla mostra Generi di prima necessità il segno chiaro e lampante di quanto sostengo?
Se il Coordinamento Sylvia Rivera, riuscirà a fare autocoscienza, esercizio di memoria, a riconoscere il profumo dalla puzza, a riprendersi la propria storia nello spirito di Stonewall....ce la potremo fare!!!
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